Fernando Casolino: L’impiego del cane corso

LETTERA DI FERNANDO CASOLINO AL DOTTOR MORSIANI

 

Caro Dott. Morsiani, Flavio Bruno, con questo supplemento di ricerche, credo abbia completato per gran parte, la scheda riguardante l'impiego del Cane Corso nella storia della civiltà agro-pastorale del nostro meridione con qualche fuggevole pennellata sui costumi ed il folcklore di quelle popolazioni. Sarebbe quindi da aggiungere alle altre notizie che le ho spedito dopo la mostra di Foggia. Le informazioni provengono sempre dalla viva voce della nostra gente, da vecchi massari-agricoltori, da nobili ed antiche casate ove s'è trovata traccia in qualche archivio; da Vescovadi, Parrocchie e Conventi; da allevatori, macellai,carrettieri, guardie campestri, vigilanti, gabellieri, sbirri e malandrini. A proposito di queste due ultime categorie risulta che con decreto del 30 nov. 1750, Carlo III proibiva agli sbirri l'uso del Cane Corso per l'inseguimento dei ricercati per gravi reati. Soltanto una ventina di anni fa queste notizie ora raccolte con tanta fatica, superando qualche diffidenza e con pazienti interviste erano a portata di mano e facevano parte degli usi comuni del cane nelle nostre terre. Le rapide trasormazioni sociali ed economiche che si sono succedute quasi improvvise ed impreviste dopo l'ultima guerra le fanno sembrare lontane di secoli. Eppure vi sono ancora zone, poche invero, ove il tempo è quasi fermo e gli usi e i costumi, i processi del lavoro e delle attività continuano il loro tradizionale ritmo ed i Cani Corsi vengono impiegati per le stesse necessità, per le stesse esigenze, per le stesse "piacevolezze" dell'uomo. Può sembrare incredibile ! Resta, comunque, un fatto certo che, l'impiego prevalente del Cane Corso è sempre stato ed è ancora oggi quello della guardia e della difesa. Le stalle e l'allevamento moderno dei bovini hanno quasi del tutto abolito il pascolo e lo stato brado o semi-brado delle mandrie, ma la custodia è rimasta sempre necessaria, perchè l'abigeato si è trasformato e motorizzato ma è ancora esistente e nelle masserie della Puglia ancora oggi si dice che i capi di bestiame rubati non sono più recuperabili una volta oltrepassato S. Ferdinando di Puglia. Ecco che i Cani Corsi sono lì nei recinti, sulle porte degli stabulari vigili e agressivi, specialmente di notte, dopo una giornata di catena. La sorveglianza, la conduzione al pascolo e la transumanza restano quasi un ricordo. Non è quindi soltanto suggestiva l'etimologia del nome e senza ricorrere a radici provenzali l'accezione meridionale sta a dirci proprio l'idea di robusto, forte, atletico, aitante, deciso nell'azione. Del resto, è prianche un complimento per la persona con questi attributi che, spesso, per estensione, denotano anche superiori capacità amatorie. Personalmente sono convinto ed ho sempre sostenuto la tesi dell'etimologia latina come la più semplice e razionale: cohors, cors: scorta, protettore, guardiano, difensore. Esisterebbe anche una denominazione molto privata ed esclusiva che era dovuta ai Gesuiti ed ai Francescani per il Corso guardiano di conventi specialmente in Lucania ed in Campania meridionale (Irpinia): "DOGO DI PUGLIA" forse per distinguerlo, per le sue qualità di cacciatore oltre che di guardiano, dall'altro cane da presa di taglia più grande più conosciuto nelle zone della fascia vesuviana con questo appellativo. Il compianto Conte Bonatti mi fece leggere qualcosa su questo argomento frutto di sue ricerche in archivi napoletani. Avrebbe addirittura desiderato che la Razza fosse omologata con questo sottotitolo. Saremmo stati comunque al di fuori di ogni consolidata tradizione! Invero, una volta prima del 1948 la denominazione era unica sia per la taglia più pesante che per quella più leggera: Cane Corso. Nella zona vesuviana rappresentava una distinzione locale: Cane e' presa. Dopo il 1948 Scanziani docet ! Il tuo "redivivo" avrebbe voluto si chiamasse: MOLOSSO ITALIANO. Gli esperti decisero: Mastino Napoletano. Del resto lo stesso GUAGLIONE di Villanova patriarca dell'allevamento di Scanziani era un Cane Corso del tipo più pesante, molto asciutto e con lieve giogaia. Il tipo attuale del Mastino Napoletano mostra i caratteri d'una selezione esasperata, diversa dalle caratteristiche morfologiche originarie. Non vorrei essere condannato per eresia, nè mancare di rispetto alla storia d'una ormai affermata e gloriosa razza italiana anche se i fatti sono questi. Considero questo monologo una divertente, amena facezia. Ogni altra considerazione vaga nella supposizione storico-letteraria e forse biologica. La saluto con tanta affettuosa stima insieme ai suoi cari.
Bologna, 30.03.1990 - Fernando CASOLINO.